
Le relazioni sono influenzate da ciò che diciamo e da come lo diciamo. Spesso non prestiamo attenzione all’influenza di questi modi sugli altri, non sappiamo perché ci rapportiamo così, e quali sono le alternative: scopriamole insieme.
Non sempre siamo consapevoli della misura in cui i modi che usiamoper rapportarci agli altri influenzano la nostra relazione con loro.A dirla tutta, spesso non prestiamo neanche tanta attenzione al modoin cui ci esprimiamo. La maggior parte delle nostre comunicazioni è spinta da un nostrobisogno, oppure dalla necessità di rispondere al bisogno di qualcunaltro: presi da queste urgenze, immersi nei tentativi di risolvereciò che ci preoccupa, la nostra attenzione è rapita dal compito diesprimere dei concetti e diamo poco peso ai modi in cui lo facciamo.
Ci sono due modalità di rapportarsi agli altri che spesso creanodelle difficoltà nelle relazioni. In alcune situazioni, ad esempio, si può avere paura che, se siesprimono chiaramente i propri pensieri o desideri, si verràcriticati o emarginati. A volte, pensiamo che gli altri possanosentirsi in un disagio eccessivo se diciamo loro "no", o sedichiariamo di non essere d’accordo con loro. Come ti relazioni agli altri quando hai pensieri di questo tipo? Spessola risposta è che si accetta di fare cose di cui non si ha voglia, oche non si ha tempo o risorse per fare; facilmente si eviterà diesprimere i propri bisogni, idee o sentimenti, e ci si nega ildiritto di dire ciò che si pensa. Una modalità comunicativaremissiva generaun circolo vizioso che ha un’influenza negativa a partire dallafiducia in se stessi: se non si riesce a dire ciò che si pensa o chesi vuole, spesso si finisce per criticarsi per non essere staticapaci di farlo. A ciò, di solito, si accompagnano sentimenti dirabbia, risentimento o delusione - verso se stessi e verso glialtri - che non ci aiutano a relazionarci in modo funzionale.Questo, a sua volta, può farci sentire in colpa e dare vita ad altripensieri autocritici, che ci spingono nuovamente a reprimere i nostrisentimenti.
In altri casi, si può essere convinti che qualcuno vogliasopraffarci, o si può credere che sia scorretto con noi, o che abbial’intenzione di danneggiarci. Come ti comporti quando credi che qualcuno ce l’abbia con te? Spesso,le persone che vengono al mio studio e che mi raccontano di averpensato cose di questo tipo, mi dicono di essersi comportati inmaniera aggressiva,di aver offeso gli altri, o di aver alzato la voce, magari davanti atutti, e di aver poi provato intense emozioni disturbanti, comevergogna o senso di colpa. Dall’altra parte, chi subisce unatteggiamento aggressivo può provare emozioni come umiliazione,tristezza, o a sua volta rabbia. Si può facilmente immaginare come,solitamente, si conclude un’interazione di questo genere: a volte siterminano bruscamente delle relazioni, altre volte diventa difficileristabilire una comunicazione funzionale, col risultato di guastarecomunque un rapporto.
Sebbene ad un primo sguardo aggressività e remissività possanosembrare atteggiamenti opposti, in realtà sono come due facce dellastessa medaglia: non è raro che uno stile comunicativo remissivo sitrasformi in aggressivo, per via della rabbia che si prova quando nonriusciamo ad esprimerci; viceversa, la vergogna ed il senso di colpalegati a comportamenti aggressivi possono spingerci a reprimerci deltutto.
Ilcontrario dell’aggressività/remissività è l’assertività,e cioè la capacità di comunicare i propri sentimenti, le proprieopinioni ed i propri desideri in maniera autentica, diretta edappropriata, facendo valere se stessi, senza però calpestare glialtri. Può sembrare difficile comportarsi in maniera assertiva quando cisentiamo giudicati o quando pensiamo che c’è qualcuno che vuolesopraffarci: diventa più semplice se si riflette su cosa siamotenuti a fare, e cosa invece abbiamo la libertà di fare. In altre parole, essere assertivi significa avere una chiara idea diquali sono i propri diritti (ad es. fare una scelta senza farsicondizionare dal parere contrario di un altra persona) e quali leproprie responsabilità (ad es. non pretendere che tutti sianod’accordo con le decisioni che prendiamo) , così come di quali sianoi diritti degli altri (ad es. darci un consiglio) e le altruiresponsabilità (ad es. permetterci di avere l’ultima parola sullenostre decisioni).
Ora, se ti va, puoi provare a farti qualche domanda rispetto alle tuerelazioni ed agli atteggiamenti che abitualmente riproduci con glialtri:
Innanzitutto, quanto i tuoi modi di comunicare e relazionarti aglialtri ti aiutano a raggiungere i tuoi obiettivi? Sono funzionali albenessere del rapporto?
Pensando ad una relazione in cui ti trovi in difficoltà, riesci astabilire quali sono i tuoi diritti e responsabilità, e quali quellidell’altro?
Nelle relazioni dove sei più in difficoltà, ci sono delle idee cheti impediscono di comportarti in maniera assertiva? Ti capitano soloin una situazione o in tutte?
Grazie per aver letto l’articolo.Se ti è piaciuto condividilo con i tuoi amici!